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28/11/2019 - Paris, Festival International de Guitare - Gabriel Bianco (guitar)
This piece, composed in three parts and dedicated to Gabriel Bianco, is inspired by an ancient Greek myth: Arachne was a beautiful and skillful young girl, yet arrogant enough to challenge the goddess Athena into a weaving contest. The contest took place, and the tissue of Arachne was superior, causing the fury of the Goddess, who hit Arachne. The girl then realised that she had committed hybris (excessive pride, arrogance), rushed into her room, weaved a rope and hang herself. The goddess Athena felt pity for her, spared her life, but transformed Arachne into a spider. In this way, she could forever weave beautiful and complex tissues, but only to be constantly destroyed by humans.
Orestis Kalampalikis
Cover painting: Arachné by Nicolas Gyzis
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Sign inOrestis Kalampalikis (Atene, 1981) ha completato gli studi di chitarra presso il Conservatorio della sua città con Yiannis Petridis, dopodiché si è perfezionato con Roland Dyens al Conservatoire National de Musique et de Danse di Parigi, frequentando inoltre le lezioni di composizione di Bernard Cavanna al Conservatoire de Gennevilliers. Al proprio attivo annovera vari primi premi conseguiti in concorsi internazionali, in Veste sia d'interprete che di autore.
Arà è ispirata a una figura della mitologia greca, Aracne, fanciulla talmente abile nella tessitura da sfidare in una gara la dea Atena. Al termine della tenzone, l'evidente superiorita del lavoro di Aracne scatenò l'ira della dea, che trasformò la ragazza in un ragno condannandola a tessere la sua tela per l'eternità.
L'opera, che prevede Fabbassamento della 5e e 6e corda rispettivamente a So# e Dol# è ripartita in tre tempi della durata complessiva di circa 10 minuti. Il primo episodio, dal titolo "Rumeur", esordisce con un'alternanza di moto e di stasi. Attraverso passaggi che ora si cristallizzano in accordi tenuti, ora si awicendano comunque ad eventi sonori statici. Tutto prende le mosse da due cellule tematiche esposte in apertura, che saranno citate e rielaborate lungo l'intero movimento. Il discorso, frammentato e caratterizzato da netti contrasti dinamici e timbrici, cerca di affrancarsi da un clima oscuro per mezzo di ripetuti slanci melodici, che ogni volta vengono elusi ritornando così all'inquietudine di partenza. Attraverso una pulsazione metrica continuamente variabile ed una scrittura progressivamente più serrata, si arriva quindi ad un denso “Maestoso” in cui la divisione si assesta su misure settenarie - infine, la ricomparsa del Tempo I annuncia l'ingresso nella sezione conclusiva.
Senza alcuna interruzione prende l'avvio il secondo tempo del trittico, "Le concours", in cui colpisce - alla prima lettura - il continuo cambio di armature in chiave: delle otto che se ne contano, alcune hanno una ragion d'essere legata a una qualche parvenza di tonalità, mentre altre sembrano avere il solo scopo di evitare troppe alterazioni momentanee. L'episodio - che prende vita da una semifrase proposta poco dopo le prime battute e ripresa più volte nel corso del movimento - è articolato in varie sezioni la cui metrica, inizialmente mutevole come nel brano precedente, si stabilizza poi in una pulsazione quinaria che rimarrà costante quasi fino al termine. Non mancano, verso la parte finale, alcuni rimandi ad uno dei due incisi principali di "Rumeur".
Mentre il primo tempo era stato segnato, almeno inizialmente, da una relativa staticità e da un'intenzione espressiva ondivaga, il secondo è invece da subito improntato al moto e all'energia: l'eloquio, molto accattivante, ricorda un po' il linguaggio di Brouwer (in particolare quello di El Decameron Negro), talvolta con un sentore orientaleggiante. Anche al termine di questo movimento non vi è cesura con il successivo, "Nemesis", il più esteso dei tre, che parte subito con il soggetto tematico già incontrato in entrambi i tempi precedenti. Si tratta di un brano dall'andamento stringente e trepidante, caratterizzato dalla presenza di una tenace distesa di semiminime staccate - più avanti esposte in forma di accordo - la cui ossessiva regolarità infonde un che di drammatico. Da questo tappeto emergono pervicacemente repentini gruppi di semicrome, quasi dei melismi costituenti un segno distintivo che si awicenda agli altri materiali sonori. La tensione sale gradatamente fino a raggiungere l'acme nella penultima sezione, per poi stemperarsi ed avviarsi quindi all'epilogo. La riproduzione fedele di stralci di "Rumeur", in apertura e verso la chiusura, nonché le altre autocitazioni di cui si è detto, fanno pensare in qualche modo a una forma ciclica.
I titoli dei tre episodi richiamano la progressione degli avvenimenti mitologici, così “Rumeur” si riferisce alle voci circolanti sull'abilità nel tessere di Aracne, "Le concours" indica la gara tra le due contendenti, e "Nemesis" il castigo inferto da Atena. La densità di scrittura di gran parte del brano sembra voler emulare proprio la meticolosità impiegata dal ragno nel costruire la sua tela. Atena condannò Aracne a tessere tessuti belli e complessi ma effimeri, destinati cioè ad essere costantemente distrutti, tuttavia Arà non ha nulla di fragile e tanto meno di precario: la composizione di Kalampalikis, decisamente interessante ed attraente, ha le carte in regola per diventare un ricercato pezzo da concerto. Di non facile esecuzione, essa puö essere ascoltata sul web nella pregevolissima interpretazione di Gabriel Bianco, chitarrista francese al quale è dedicata.
Antonio Borrelli
Il Fronimo (rivista di Chitarra) XVIX / 193